"Io, noi e Gaber", da domani nei cinema

Proiettato in anteprima il 22 ottobre scorso alla Festa del Cinema di Roma, arriva da domani nei cinema, nell'ambito di una serie di iniziative intese a ricordare il ventennale della scomparsa di Giorgio Gaber (avvenuta l'1 gennaio del 2003), il documentario scritto e diretto da Riccardo Milani. L'autore fa raccontare Gaber non solo attraverso un'ampia selezione di video e filmati che ne coprono l'intero arco dell'attività di cantautore e attore, ma anche, com'è nella formula tipica di queste operazioni, mediante una lunga serie di testimonianze.
A comparire nel documentario sono Gianfranco Aiolfi (che con Gaber collaborò in teatro), Massimo Bernardini, Pier Luigi Bersani, Claudio Bisio, Mario Capanna, Francesco Centorame (interprete della serie "Skam Italia"), Lorenzo Jovanotti Cherubini, Ombretta Colli, Paolo Dal Bon (presidente della Fondazione Giorgio Gaber), Fabio Fazio, Ivano Fossati, Dalia Gaberscik, Ricky Gianco, Gino e Michele, Guido Harari, Paolo Jannacci, Sandro Luporini (coautore delle opera di teatro-canzone di Gaber), Roberto Luporini, Lorenzo Luporini, Mercedes Martini (attrice e regista, compagna di Ivano Fossati), Vincenzo Mollica, Gianni Morandi, Massimiliano Pani, Giulio Rapetti Mogol, Michele Serra. Tutti (o quasi) vengono "accompagnati" in scena da una camminata, tutti (o quasi) ne escono facendo nel finale il percorso a ritroso, tutti (o quasi) "canticchiano" silenziosamente alcune parole di una canzone. Unica eccezione Ombretta Colli, vedova di Gaber, che è la presenza più "forte" di tutte - anche perché non prende mai la parola. (Inspiegabile, comunque, la scelta di non indicare con un sottopancia i nomi degli intervistati).
Affidata a queste persone, un gruppetto ideologicamente omogeneo ma non interamente coerente con il soggetto a cui il docufilm è dedicato - e sottolineo l'incomprensibile assenza di uno che con Gaber ha lavorato a lungo, il cantautore e drammaturgo Gian Piero Alloisio, che sarebbe stato ampiamente meritevole di coinvolgimento (come pure i saggisti Andrea Pedrinelli e Fabio Barbero) - la narrazione scorre cronologicamente con buona fluidità per merito anche di un efficace montaggio, pur se le due ore e un quarto di durata complessiva appaiono un po' eccessive - alcune testimonianze non avrebbero sofferto da una maggiore stringatezza, di alcune non avrei sentito la mancanza. Il tono complessivo è ampiamente agiografico, come del resto sarebbe stato inevitabile; alcune presenze sono evidentemente strumentali, altre specialmente convincenti (Pierluigi Bersani) altre particolarmente sentite (un commosso e commovente Vincenzo Mollica, Gianni Morandi, Claudio Bisio, e naturalmente Dalia Gaberscik e Sandro Luporini), altre ancora appaiono incongrue o hanno un sovrappiù di dottorale (ma non dirò quali). Il finale "a effetto", molto costruito, è forse la parte meno coinvincente dell'intero lavoro, che soffre un po' di un eccesso di didascalismo.
Nel complesso, tuttavia, l'opera è più che meritevole di visione: anche perché ci fa (ri)scoprire, nei filmati di cui è protagonista, il Gaber più espressivo e coinvolgente, ricordandoci le sue strardinarie capacità mimiche e anche canore (si scrive spesso di De André, a questo proposito, ma anche Gaber possedeva una speciale capacità di fraseggio che andrebbe più spesso sottolineata).